La presidente del consiglio Giorgia Meloni incontra il presidente Kais Saied
L’inflazione è a due cifre (11%), la disoccupazione è oltre il 16%, il debito pubblico è esploso e l’economia stagna: la Banca Mondiale colloca la Tunisia in una situazione simile a quella del Libano, non lontana dalla bancarotta. L’emergenza di migliaia di tunisini che si accalcano sui barconi della speranza, in cerca di futuro in Europa, è evidente. Ed è stata la Meloni per prima ad intravedere questa emergenza. E' alto il pericolo che dal caos tunisino nasca una nuova ondata di instabilità e terrorismo.
Il Fondo Monetario Internazionale si dice pronto a stanziare aiuti per 1,9 miliardi di dollari, una somma già probabilmente insufficiente a sedare la crisi.
La presidente aveva già parlato telefonicamente al presidente Said lo scorso venerdì, in merito alla questione sostenuta dall'Italia nel negoziato con il FMI (Fondo Monetario Internazionale), chiedendo in cambio riforme e mano ferma sui flussi migratori. Sul piatto c’è l’idea di offrire due tranche di finanziamenti internazionali, con l’appoggio dell’Unione europea: una subito e un’altra quando le riforme siano state messe in campo. In più, aiuti allo sviluppo, quote di ingressi legali per lavoro, investimenti, collaborazioni investigative, e interventi nel campo energetico.
"Sono molto felice di parlare con lei dei nostri problemi. Lo dico a voce alta: lei è una donna che dice a voce alta ciò che gli altri pensano in silenzio”. Queste le sue parole dopo avere accolto il presidente del Consiglio al suo arrivo al Palazzo Presidenziale di Tunisi.
R. De Gilio
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