Israele scende in piazza
Centinaia di migliaia di israeliani si sono mobilitati sabato sera contro i piani giudiziari del governo, in quelle che secondo gli organizzatori sono state le più grandi proteste di piazza nella storia di Israele; ben 500.000 manifestanti sono scesi in piazza in tutto Israele per la decima settimana consecutiva, in quella che il quotidiano Haaretz ha definito "la più grande manifestazione nella storia del Paese".
Circa 200.000 persone si sono presentate a Tel Aviv molte delle quali portavano la bandiera nazionale di Israele, per manifestare contro la riforma pianificata dal governo intransigente di Netanyahu, la riforma è stata presentata dal ministro della Giustizia Yariv Levin, e all’interno del governo è sostenuta sia dai partiti della destra nazionalista laica, come il Likud di Netanyahu e dello stesso Levin, sia dai partiti ultraortodossi.
I manifestanti sostengono che la riforma, che toglie poteri di controllo alla Corte suprema per affidarli al governo, sia un pericolo per la democrazia israeliana, perché di fatto elimina ogni contrappeso al potere del governo in carica. Il governo e i suoi sostenitori, al contrario, sostengono che la riforma sia un necessario ribilanciamento dei poteri dello stato, che negli ultimi decenni avrebbero favorito eccessivamente il potere giudiziario, e in particolare avrebbero amplificato troppo la capacità d’intervento della Corte suprema in diversi ambiti.
RIFORMA
La proposta di riforma del sistema giudiziario voluta dal governo ha due elementi principali molto importanti al fine di comprendere la vicenda:
1) Il primo elemento è un profondo cambiamento delle modalità di nomina dei giudici. Attualmente tutti i giudici del paese, sia quelli della Corte suprema sia quelli delle corti inferiori, sono selezionati da una commissione composta da nove membri di cui soltanto quattro, cioè la minoranza, sono scelti dal governo. Il governo vorrebbe portare a 11 i membri della commissione che seleziona i nuovi giudici, e portare a otto i membri di nomina politica; in modo tale da avere il pieno controllo delle nomine, sia dei giudici della Corte suprema sia dei giudici delle corti inferiori.
2) Il secondo elemento importante della riforma colpisce il potere della Corte di abolire le leggi approvate dal parlamento. Anzitutto, il governo vorrebbe eliminare la “clausola di ragionevolezza”, lasciando alla Corte suprema il compito di esaminare esclusivamente se una legge è aderente o meno ai princìpi espressi dalle Leggi fondamentali.
La Corte suprema ha un ruolo eccezionalmente importante nella vita politica di Israele perché il paese non ha una costituzione (ha tuttavia una serie di Leggi fondamentali) e ha relativamente pochi contrappesi al potere del governo in carica al momento. Per esempio il parlamento è unicamerale, cosa che impedisce la dialettica tra camera alta e camera bassa, inoltre ricordiamo che il presidente di Israele Isaac Herzog non può mettere il veto alle leggi approvate dal parlamento e non può “rimandare una legge alle camere”, come può fare in alcune occasioni particolari il presidente della Repubblica italiana.
la Corte suprema israeliana ha assunto il ruolo di principale contrappeso al potere esecutivo, con una serie di sentenze che le hanno dato il potere di abolire qualunque legge approvata dalla Knesset, cioè il parlamento israeliano. Questo potere, inoltre, si estende ai provvedimenti amministrativi del governo e degli altri enti sulla base della cosiddetta “clausola di ragionevolezza” ovvero se i giudici della Corte suprema ritengono che un provvedimento amministrativo sia in qualche modo “irragionevole”, lo possono abolire senza che il parlamento possa fare niente per intervenire; di recente la Corte suprema ha fatto dimettere dal suo incarico da ministro Arye Dery, il leader del partito ultraortodosso Shas che era stato nominato da Netanyahu ministro dell’Interno e della Salute. Nel gennaio del 2022 Dery era stato processato per evasione fiscale, ed era riuscito a evitare una condanna grazie a un patteggiamento con sospensione della pena. Dery aveva fatto credere al tribunale che lo stava giudicando che si sarebbe ritirato dalla vita pubblica, ma non è avvenuto, quindi circa un mese fa la Corte suprema ha usato la “clausola di ragionevolezza” e ha decretato che fosse "estremamente irragionevole" che Dery mantenesse il suo posto al governo. Il ministro successivamente alla dichiarazione della Corte suprema si è dimesso qualche giorno dopo.
La soluzione proposta dal governo di Netanyahu finirebbe per creare un nuovo squilibrio, potenzialmente più pericoloso: da un sistema in cui la Corte suprema ha troppi poteri, si passerebbe a un sistema in cui la maggioranza al governo è decisamente dominante, e soprattutto non avrebbe più nessun limite e contrappeso. Se fosse approvata la riforma, una volta che il parlamento ha approvato una legge non ci sarebbe più nessun organo superiore che ne sorveglia l’operato e che, eventualmente, abbia il potere di correggere gli errori e le storture, come avviene nella maggior parte dei sistemi democratici.
R. De Gilio
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