È morto Alexei Navalny, il più noto oppositore di Vladimir Putin
A 47 anni, e senza alcun segnale che facesse pensare a problemi gravi di salute, Alexei Navalny, il più noto oppositore di Vladimir Putin, è morto improvvisamente nella colonia penale della regione artica dove era detenuto. Una notizia caduta come una bomba su una Russia che il mese prossimo è chiamata alle urne per le elezioni presidenziali in cui Vladimir Putin si presenta per un quinto mandato. Diversi leader occidentali, primo fra tutti Joe Biden, hanno accusato direttamente Mosca. Affermazioni respinte dal Cremlino come "assolutamente inaccettabili".
La notizia del decesso è stata data dal Servizio Penitenziario Federale, secondo il quale Navalny si è sentito male dopo la passeggiata mattutina. Il vicino ospedale ha confermato che il personale sanitario della prigione è intervenuto subito e sette minuti dopo è arrivata un'ambulanza, ma dopo i tentativi di rianimazione che sono durati 30 minuti, il detenuto è stato dichiarato morto.
La sorpresa per la morte improvvisa di Navalny ha contribuito ad alimentare le reazioni delle capitali occidentali contro Mosca, oltre che del presidente ucraino Volodymyr Zelensky secondo il quale l'oppositore "è stato "ucciso e Putin dovrà rendere conto dei suoi crimini". Il presidente americano Joe Biden si è detto "scandalizzato" per quanto avvenuto, aggiungendo che Putin è "responsabile" della morte del dissidente. Ma ha ammesso che Washington non sa "esattamente cosa sia successo". Il primo ministro canadese Justin Trudeau ha detto semplicemente che Putin è "un mostro". La premier Giorgia Meloni ha auspicato che "su questo inquietante evento venga fatta piena chiarezza". Una posizione in linea con quella del segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, che ha chiesto una "indagine trasparente".
Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha giudicato "inaccettabili" e "fuori controllo" gli attacchi occidentali, mentre "non ci sono dichiarazioni dei medici, nessuna informazione dagli esperti forensi, nessuna informazione definitiva dal Servizio Penitenziario Federale, nessuna informazione sulla causa della morte".
R. De Gilio
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