Giorgia Meloni ieri, 09/05/2023, ha incontrato l'opposizione ptr dialogare su delle nuove riforme che se approvate andrebbero a modificare la Costituzione italiana. Dovranno però essere rispettate le rigide regole scritte nell'articolo 138 della nostra Costituzione: "Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione. Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare solo quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali".
Uno dei punti sicuramente più dibattuti e portati avanti dal presidente Meloni è il voto diretto dei cittadini del Presidente del Consiglio e il presidenzialismo che ovviamente ha trovato molte bocciature nella proposta; i partiti che hanno detto un no ferreo sono l’Alleanza Verdi e Sinistra e il Partito Democratico nel quale la segretaria di partito Elly Schlein sostiene che ci siano cose molto più importanti da trattare: "... non è una priorità del paese, mentre le priorità che vediamo sono lavoro, sanità pubblica, attuazione del pnrr, clima, giovani, casa ...". Non si può dire lo stesso per Il Movimento 5 Stelle dove la chiusura alla riforma non è totale, il suo presidente ha detto che è favorevole al dialogo in una commissione parlamentare costituita ad hoc.
La situazione è completamente diversa al terzo polo, dove Azione e Italia Viva sono più che favorevoli alle riforme, "... siamo disponibili a collaborare per l’ovvia ragione che anche noi condividiamo l’esigenza di avere maggiore stabilità dei governi e l’esigenza di avere una maggiore efficienza dell’apparato complessivo. Una collaborazione possibile per noi c’è ...", ha detto il leader di Azione Carlo Calenda.
MA COS'È IL PRESIDENZIALISMO E COSA CAMBIA??
Il governo presidenziale vede il massimo della sua espressione nell’esempio degli Stati Uniti d’America, dove sia il Congresso che il Presidente vengono eletti dal popolo. Il Presidente ha in sé sia le funzioni di capo del Governo che capo dello Stato e non è legato alle Camere da un rapporto di fiducia. Per cui non ha bisogno dell’avvallo delle Aule per prendere decisioni. L’attività di governo si svolge dunque in totale indipendenza dal Congresso, che però ha pesanti poteri di controllo finanziario sull’attività del Presidente.
Il presidenzialismo quindi sarebbe una grande libertà perché, se oggi il Parlamento ha la possibilità di far cadere un governo nel momento in cui questo non ha più la fiducia della maggioranza assoluta dei deputati o dei senatori, con il presidenzialismo non ci sarebbe questa sorta di freno di emergenza e il presidente potrebbe andare avanti. Di contro però il Presidente non potrebbe sciogliere le Camere, potere che, ad oggi, è invece nelle mani del Presidente della Repubblica.
Un'altra forma è il semi-presidenzialismo usato in Francia dove il potere esecutivo è condiviso dal Presidente della Repubblica e dal primo ministro.
R. De Gilio
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