31° anniversario della strage di Capaci

Oggi si celebra la Giornata della Legalità nel 31° anniversario della strage di Capaci in cui, il 23 maggio 1992, hanno perso la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani. La stessa sorte è toccata, 45 giorni dopo, il 19 luglio, a Paolo Borsellino, ucciso a Palermo con cinque agenti di scorta  Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

GIOVANNI FALCONE

Nato a Palermo il 18 maggio 1939 in una famiglia benestante, da Arturo Falcone e Luisa Bentivegna. Ebbe un'infanzia molto travagliata per via della  guerra, dove perse il fratello del padre, che si arruolò come capitano nell'Aviazione e morì all'età di 24 anni abbattuto con il suo aereo. Alla guerra vi partecipò anche il padre che venne colpito duramente alla testa e passò un anno in bilico tra la vita e la morte, alla fine riuscì a salvarsi. Falcone nel 1958 si iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Palermo, e nel 1961si laureò poi con 110 e lode con una tesi sull'Istruzione probatoria in diritto amministrativo, discussa con il professore Pietro Virga. Dopo la laurea, nel 1964 vince il concorso in magistratura e nello stesso anno sposa la sua prima moglie Rita Bonnici, da cui divorziò 14 anni dopo. no dei suoi primi casi fu quello di una persona morta per un incidente sul lavoro.

Il 16 novembre 1983 viene fondato il cosiddetto "pool antimafia”, una squadra di magistrati contro la criminalità organizzata, formata dai giudici Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Giuseppe Di Lello e Leonardo Guarnotta. Il pool nasce dall'idea del magistrato Rocco Chinnici (il 29 luglio 1983 Chinnici viene ucciso con la sua scorta, e lo sostituisce Antonino Caponnetto) con lo specifico compito di coordinare tutte le indagini su reati di mafia, esclusivamente e a tempo pieno, col vantaggio sia di favorire la condivisione delle informazioni tra tutti i componenti e minimizzare così i rischi personali, sia per garantire in ogni momento una visione più ampia ed esaustiva possibile di tutte le componenti del fenomeno mafioso. Una vera e propria svolta epocale alle indagini contro la mafia sarebbe stata impressa con l'arresto di Tommaso Buscetta, il quale diventò uno dei primi mafiosi a decidere di collaborare con la giustizia italiana. Nel giugno del 1984 Buscetta verrà estradato dal Brasile, e nel luglio dello stesso anno decise definitivamente di collaborare, prima di iniziare però gli disse "L'avverto, signor giudice. Dopo quest'interrogatorio lei diventerà forse una celebrità, ma la sua vita sarà segnata. Cercheranno di distruggerla fisicamente e professionalmente. Non dimentichi che il conto con Cosa Nostra non si chiuderà mai. È sempre del parere di interrogarmi?", il magistrato Falcone non ebbe paura e da quel momento iniziò la vera lotta all'associazione criminale a stampo mafioso che prende il nome di "Cosa Nostra". Grazie alle dichiarazioni di Tommaso Buscetta, il 10 febbraio 1986 iniziò il maxi processo, presso un'aula bunker appositamente costruita nel giro di pochi mesi a ridosso del carcere dell'Ucciardone per contenere 476 imputati e centinaia di avvocati; il processo terminò il 16 dicembre 1987, la sentenza inflisse 360 condanne per complessivi 2665 anni di carcere e undici miliardi e mezzo di lire di multe da pagare. 

Il 23 maggio 1992 mentre torna da Roma a Palermo, dove lo aspetta Borsellino per festeggiare il suo nuovo ruolo di super procuratore, viene ucciso in un attentato mafioso. Delle cariche di tritolo vengono posizionate sull’autostrada A29, e Giovanni Brusca azionando un telecomando innesca l'esplosione. Insieme a Falcone e alla moglie muoiono anche tre uomini della scorta: Schifani, Montinaro e Dicillo.

Oggi si ricorda un eroe assassinato per paura della verità, paura di quello che poteva succedere se solo il magistrato Giovanni Falcone fosse entrato come super procuratore. Onore a chi ha perso la vita per tentare di cambiare l'Italia dalla mafia.

R. De Gilio

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